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Fino ad oggi le rivoluzioni industriali del mondo occidentale sono state tre:

 

  1. la prima rivoluzione industriale che nella seconda metà del ‘700 ha permesso di meccanizzare la produzione nel settore tessile e metallurgico grazie alla nascita della macchina a vapore, che ha iniziato a sfruttare l'energia del vapore

     

  2. la seconda rivoluzione industriale viene invece fatta convenzionalmente partire dal 1870 con l'introduzione dell'elettricità, dei prodotti chimici e con l'avvento del motore a scoppio e il conseguente aumento dell’utilizzo del petrolio come nuova fonte energetica. Protagonista di questa rivoluzione è la nascita della catena di montaggio

     

     

  3. La terza rivoluzione industriale prende piede nel 1970 con la nascita dell’informatica, dalla quale scaturisce l'era digitale destinata ad incrementare i livelli di automazione avvalendosi di sistemi elettronici e dell’IT (Information Technology).

Con l'espressione terza rivoluzione industriale ci si riferisce anche a tutta quella serie di processi di trasformazione della struttura produttiva, e più in generale del tessuto socio-economico, avvenuti a partire dalla metà del Novecento nei Paesi sviluppati e caratterizzati da una forte spinta all'innovazione tecnologica, strettamente legata alla nascita dei computer, dei robot, della prima navicella spaziale e dei satelliti.

La quarta rivoluzione industriale è tuttora in corso, ma solo a posteriori potremmo definirne la data in cui questa trasformazione sia iniziata veramente.

Per competere con l'evoluzione tecnologica che si sta delineando, il mondo industriale/manifatturiero dovrà riuscire ad evolversi tecnologicamente con una crescente integrazione di "sistemi cyber-fisici" (cyber-physical systems o CPS) nei processi industriali.

Con l’acronimo CPS si intende infatti l’inserimento - nei lavori svolti dagli esseri umani - di macchine intelligenti e connesse a Internet. I progettisti delle Industrie 4.0 vanno oltre lo studio di una semplice catena di montaggio, creando un vero e proprio network di macchine capaci di produrre di più e con meno errori e al tempo stesso di modificare autonomamente gli schemi di produzione a seconda degli input esterni che ricevono. Il tutto mantenendo livelli elevati di efficienza.

La quarta rivoluzione industriale avrà tuttavia effetti sul mercato del lavoro che gli osservatori stanno ancora cercando di definire. Saranno necessarie nuove professionalità mentre altre sono destinate a scomparire. Dalla ricerca "The Future of the Jobs" presentata al World Economic Forum è infatti emerso che, nei prossimi anni, fattori tecnologici (come la tecnologia del cloud e la flessibilizzazione del lavoro) e demografici potranno influenzare l’evoluzione del lavoro: se da un lato le aree amministrative e della produzione subiranno tagli drastici, è probabile una crescita occupazionale nell’area finanziaria, nel management, nell’informatica e nell’ingegneria. Secondo Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, cambieranno le competenze e abilità ricercate: "nel 2020 il problem solving rimarrà la soft skill più ricercata, ma diventeranno più importanti il pensiero critico e la creatività. Proprio perché lo scenario è in rapida evoluzione, dobbiamo attrezzarci per cogliere i benefici dello Smart Manufacturing, l'innovazione digitale nei processi dell'industria".

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