La pila di Volta
1800. Lettera indirizzata alla Royal Society
«Darò qui una descrizione più dettagliata di questo apparecchio e di alcuni altri analoghi, ed anche di alcune esperienze ad esse relative e che sono le più importanti. Mi procuro alcune dozzine di piccole placche rotonde o dischi di rame, di ottone, o meglio di argento, di un pollice di diametro, più o meno (ad esempio delle monete), e di un numero uguale di placchette di stagno, o, ciò che è molto meglio, di zinco della stessa forma e grandezza, all’incirca – io dico all’incirca, perchè la precisione non è importante, ed in generale la grandezza ed anche la forma dei pezzi metallici è arbitraria; si deve soltanto fare attenzione a che si possano appoggiare comodamente gli uni sugli altri a forma di colonna. Io preparo, inoltre, un numero molto grande di rondelle di cartone, di pelle o di qualche altra materia spugnosa, capace di imbeversi e di trattenere molta acqua o dell’umore perchè per il successo delle esperienze essi devono essere ben bagnati. Questi pezzi o rondelle, che io chiamerò dischi bagnati, io li faccio un po’ più piccoli dei dischi o placchette metalliche,
affinché interposte a queste come dirò ben presto, esse non debordino. »