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Archimede e la leggenda degli specchi ustori

La leggenda narra che nel 212 a.C., durante la seconda guerra punica, Archimede utilizzò gli specchi ustori per incendiare le navi dei Romani che, sotto la guida del console Marcello, stavano assediando la sua città, Siracusa. Il matematico conosceva bene le proprietà degli specchi, che riflettono i raggi luminosi secondo direzioni prestabilite, poichè l'angolo d'incidenza è uguale a quello di riflessione e,il raggio incidente e quello riflesso giacciono sullo stesso piano. Egli pensò che, concentrando i raggi solari nel punto in cui transitavano le navi romane, ne avrebbe provocato l'incendio, poichè l'energia termica avrebbebe innalzato la loro temperatura, fino a raggiungere l'innesco della combustione. E così fu, almeno per quanto tramandato dal mito. La vicenda è narrata dallo scrittore Dione Cassio, che visse nel secondo secolo d.C. ma agli scienziati moderni appare poco attendibile. Sembra inverosimile, infatti, che Archimede sia riuscito a costruire un sistema di specchi così grande da concentrare in un punto, la quantità di energia necessaria a raggiungere la temperatura d'innesco del legno (300°C). Tra le altre cose, le navi trovandosi in acqua, si muovevano. 

Nel 2005,  il Prof Wallace con i suoi allievi ha effettuato un esperimento: dopo aver posizionato un sistema di 127 specchi sul tetto del MIT (Massachussets Institute of technology), alla distanza di circa trenta metri da un modello di nave di legno, hanno esposto per circa dieci minuti l'enorme specchio ai raggi del sole, e sono riusciti a far prendere fuoco alla nave. "Eureka!" forse Archimede potrebbe aver utilizzato veramente gli specchi, per difendere la sua città!

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